1992

Il suo capolavoro fu la morte

Una architettonica cerimonia di presentazione in Corso Monforte 15 è una delle poche volte in cui ho messo una cravatta e mi pare sia anche l’ultima. In mezzo c’é il giovane Spiller, (oggi noto compositore di musica elettronica) che già era alto due metri, vestito da colonna, e poi il mio amico Giorgio Semeghini, lombardo delle pianure che aveva eletto a sua dimora Lecce, dove 5 anni prima ci conoscemmo. Siccome in quella città eravamo entrambi ospiti felici e strani iniziammo a frequentarci e dato che io ero povero e lui ricco mi regalava giacche, camicie, scarpe, statuine di zucchero, vassoi di ceramica, pranzi e cene… 
Il suo lavoro (portare nel Sud Italia il meglio dell’arte della tavola del Nord Europa - argenti cristalli porcellane) lo circondava di persone, feste e risate… ma in realtà viveva solo passando da un albergo a un altro sino alla sua casa nella periferia di Surbo (che da fuori era spettrale come quasi tutte le case nuove nei paesoni del sud e invece dentro era un mini-museo euroasiatico che spaziava dai vasi laconici della magna Grecia alla poltrona di Kita). Attore ed artista per diletto, barocco ed esagerato, Giorgio aveva qualcosa di tragico nel suo sorriso di esteta gentile. Dopo varie peripezie venne a morire, a soli 56 anni, nella pianura veneta, curato e coccolato da persone che indirettamente aveva conosciuto attraverso di me. A causa di uno dei suoi frequenti malumori/timori ci eravamo persi di vista… sapendolo alla fine però decisi di andarlo a cercare. Era un tumore lento e lui nell’appartamento luminoso di una villa veneta reincarnatasi albergo-casa di cura riceveva ogni giorno la visita di amici, artisti, attori, musicisti, vecchie amiche e a tutti diceva qualcosa di buono o regalavava qualcosa. Anche con me fu gentile e rivolgendosi agli astanti tesseva loro le mie lodi…… io ero andato a consolarlo e lui mi inondava di gioia… ero da poco padre e gli avevo portato una foto di Luigi poppante…… lui se la mise sulla testiera del letto e la indicava a tutti quelli che entravano: “ Guardate questo è Luigi il figlio di Virginio, diventerà un’artista della vita, come suo padre!”
Grazie Semeghini, grazie ancora, per la camicia a fiori, per la giacca di Pierre Cardin che tu dicevi usata e che per me era nuova.

  • Virginio Briatore