01/10/2019

Omaggio a Guido Ceronetti

Grazie Guido Ceronetti, per gli insegnamenti che i tuoi libri mi hanno dato, di cui ho intere frasi stampate nella memoria. Amara, ridente consolazione. Da giovane adulto, come altri 'pochi alti disoccupati' ( così chiamavi i tuoi lettori) ritagliavo i tuoi articoli su La Stampa e devo averceli ancora, in qualche scatola bassa da camicia. Grazie per aver prontamente risposto, con le tue amate cartoline, alle due lettere che ti scrissi negli anni giovani. La prima narrava una bella storia d'amore nei sotterranei di un albergo ed era segnata da una di quelle stelle che tu andavi cercando nei nomi delle antiche locande. Nella seconda ti raccontavo il dolore di quando tagliarono gli alberi del giardino/cortile trevigiano su cui si affacciava il mio appartamento per farvi un parcheggio... Sei un grande esempio, benché irraggiungibile nella tua spericolata sapienza. L'unico bene che serve nella vita, da qualche parte hai scritto: - “È avere una stanza dove potersi rinchiudersi, pettinarsi e morire in pace.". Alla fine non te ne sai andato da questo mondo di tua mano, ma hai sopportato la vita sino alla fine... disparendo in uno stato di dignitosa povera (così era scritto). Povero nonostante i tanti libri pubblicati e l'assegno della legge Bacchelli per gli italiani illustri! Fra dieci o vent'anni, se non sarò già dalla tua parte, pensami e mandami di tanto in tanto un uovo o un pomodoro dei tuoi (che mi hai insegnato a gustare nella loro perfezione innata, senza sale!) perchè, credimi, sarò messo peggio, molto peggio... ma già ti vedo sorridere e dirmi: - Paete, non dolet. Ciao Guido, filosofo ignoto. PS Questo è l’ultimo libro che ha scritto poco prima di morire. Diverso da tutti i precedenti: è un diario che tiene quando gli va, lungo 10 anni, in cui parla di lui, dei suoi amori, della sua sessualità, delle paure e dei fatti di ogni giorno.

  • Virginio Briatore