2005

La stanza della nonna e poi della madre di Tomislao, ad Olib

Era da Varanasi che non dormivo in una stanza così vera; antica e sacra. La stanza della nonna e poi della madre di Tomislao, ad Olib. Due finestre incavate nel muro tinto di arancione e un’alta nicchia ai piedi del letto con molte madonne santi e fiori. Tavole di legno vero come pavimento e come soffitto. Vento di mare sotto al letto, sogni potenti, assoluti, drammatici, ebbri, cosmici. Tutto con niente- basta stendersi - nel luogo sacro dei poveri umani che ancora conoscono la cura delle cose e della stanza da letto! Prezzo richiesto 50 kune, ovvero 7 euro.

Forse perchè l’acqua è fuori... nel pozzo. Il padre di Tom è morto 5 mesi fa, alla stessa età di mio padre e per lo stesso motivo: "troppe feste!". Caro Tom, spero che tu possa conservare la tua casa e la tua risata così come sono, per tanti anni ancora.

  • Virginio Briatore
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La motonave Tornado

La motonave Tornado è stata costruita nel 1954 ed era una specie di nave militare, metàö cargo e metà dragamine, silurante etc. Oggi porta i turisti da Zara alle Incoronate. L’equipaggio è fantastico: il capitano è un ex insegnante di filosofia, il nostromo ha navigato per tutti i mari della terra pilotando anche petroliere di oltre 200 metri; il cameriere conosce tutti i film dei Monthy Piton e giura che io sono esattamente il Benigni di Down By Law di Jarmusch !! Il cuoco ha il suo piccolo vaso col sedano e il prezzemolo, il macchinista ama il suo motore ( del 1951) da morire! La moglie del capitano è la moglie del capitano e si fa le unghie rosse, in italiano!

Se andate a Zara fatevi un giro su questa meraviglia del design: basti dire che la ruota del timone si governa con una manovella volgendogli le spalle, l’invertitore di marcia è un volante di camion, la bussola ha il lumino ad olio per la notte! Dentro c’è pure una piscinetta con acqua di mare calda e due bocche che dicono essere da siluro...

  • Virginio Briatore
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2004

India 2004

Sono tornato velocemente in India. Per la prima volta a Delhi. Dovevamo partire Massimo Morozzi, Naomi Hasuike ed io, poi all’ultimo momento Massimo ha desistito. Così siamo partiti, la Naomi ed io. Per lei era la prima India. Avevo sempre visto l’India dal basso, questa volta l’ho vista dall’alto: mercedes bianco all’aeroporto, autista alto, barbuto, cordiale e fiero, con un turbante mauve.
Avevo organizzato io il viaggio, su invito del mio amico Suresh, per conto della CII, Confederation of Indian Industry. Ho conosciuto gente importante, indiani ricchi, teorici, uomini di affari. Più di tutti mi ha impressionato Shri Kamal Nath, Ministro of Commerce & Industry. Ha una visione chiara un progetto sociale, economico, culturale e il design è al centro! Il ministro, per dare il via al convegno, ha acceso, davanti al palco, una serie di fiammelle agli invisibili dei. C’è molta capacità di pensiero, da 5000 anni il pensiero non si è mai interrotto. Abbiamo cenato all’aperto nel giardino del Qutb Mirar, torre-minareto di tre fasce e 72 metri del 1199, attorno a braceri ardenti, nell’aria fresca. Abbiamo toccato il tempio Sikh, la moschea bianca, il forte rosso, il pavillon-biblioteca ottagonale, il tempio jainista nella sera brulicante di piedi nudi e canti e ladre e motori e gas di scarico che fanno male agli occhi. Non siamo riusciti a raggiungere il tempio induista – c’era troppa eccitazione. Abbiamo visto giardini e piscine e nel nuovo ristorante dell’Oberoi, che sembra disegnato da Citterio, ho bevuto il mio prediletto rum Old Monk e da lì a poco si è materializzato il proprietario dell’azienda, Mr Rakesh Mohan.... il giorno dopo nella mia camera si è materializzata una borsa con due bottiglie riserva speciale e un biglietto di Mohan in cui mi dice che dal 1876 distillano la canna.
Ho cercato e trovato, grazie all’aiuto di Suresh e della sua bellisima moglie Simran, il vecchio gioielliere di cui parla Tiziano Terzani nel suo ‘Un altro giro di giostra’. È davvero un vecchio potente, mi ha umiliato ed onorato, ed ha guidato Naomi all’acquisto di un tessuto grafico rajastani centenario, a strisce giallo rosso bianco che di guardarlo nella propria breve vita uno non si stanca. Ho guardato e pregato, senza muovere un dito, la deliziosa minuscola potente e delicata dea Parvati, chiedendole di illuminarmi e di aver pietà di noi per milioni di anni ancora.

  • Virginio Briatore
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2002

Street boy

A Varanasi, città di mille scalini che scendono al Gange, un bambino di strada di nome Babù, alla soglia dell’adolescenza (quando quelli come lui che di mestiere ‘impietosiscono i turisti’ rischiano di finire in prigione), aveva catturato (o prescelto) la gentile Cristina. Da allora in quei pochi giorni ci accompagnava. Qui siamo nel tempio tibetano. Babù, Babù che non hai accettato che noi ti pagassimo la scuola…  che ti ‘togliessimo dalla strada’ . Babù Babù, libero come un cane, suonatore di tamburi e corni nelle preghiere notturne, Babù Babù e se avessi ragione tu? Chi dice che i tuoi 10 anni da libero sui gradini del sacro fiume non valgano piu di 1000 anni delle nostre esistenze da bancomat?

  • Virginio Briatore
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2000

Vela bianca, barca blu

Luigi aveva 4 anni ed io avevo molta paura che mi finisse in mare!! Eppure siamo partiti sull’Alpa 11,50, varata nel 1975, del vero velista e capitano Claudio, architetto, (amico di Jaco, eremita, www.lacasadijaco.it/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">www.lacasadijaco.it) dei suoi due bambini e della sua straordinaria moglie Camilla. Da Caorle, all’Istria, a Brioni, a Cherso, Luigi ed io nella cabina di prua. Piccola casa natante dipinta di blu, grande spazio, grande gioia!

  • Virginio Briatore